8760 giorni dal Referendum del 1984. Un quarto di secolo dopo, con il progetto di ciclo-pedonalizzazione del Centro Storico, si offre una risposta coerente con il mandato di limitazione del traffico che oltre il 70% dei cittadini bolognesi avevano consegnato agli amministratori comunali di questa città.
Una risposta coerente con il piano generale del traffico urbano, ambiziosamente definito un piano di grande respiro. Il centro storico non è appannaggio né dei commercianti, né degli studenti, né dei residenti. E’ patrimonio di tutta la città ed è interesse di tutte le categorie sociali, culturali ed economiche, di tutti i cittadini, valorizzare –anche economicamente- lo straordinario patrimonio di arte, vivibilità, socialità che connota il centro storico di Bologna.Ed è interesse fondamentale, proprio in nome della salute e della sicurezza, di tutti liberare Bologna dalla terribile morsa dell’inquinamento, che ogni anno registra nuovi preoccupanti record (mediamente 1/3 delle nostre giornate sono avvolte da una cappa irrespirabile di polveri sottili e benzene d’inverno, e per un’altra parte da soglie di ozono che superano abbondantemente i livelli di guardia). Se si aggiunge che il micro clima della città da una parte e la struttura architettonica (portici) dall’altra dilatano gli effetti dell’inquinamento, allora bisogna uscire dalle logiche dell’ emergenza (le chiusure infrasettimanali di scarsa efficacia) ed adottare misure strutturali, che privilegino il trasporto pubblico (e c’è molto da fare su questo versante) e tutte le forme di mobilità sostenibile (le ciclo-pedonalizzazione, appunto).Registriamo, viceversa, una resistenza anacronistica di ASCOM, resistenza fondata su presupposti che a noi sembrano assolutamente datati ed improduttivi per le stesse categorie rappresentate.
L’ASCOM non può non sapere che la ‘crisi’ delle attività commerciali del centro storico (e non solo) non è dovuta né alle misure che servono semplicemente a far rispettare le regole della circolazione (Sirio, Rita, Stars, Scout) o alle misure di limitazione del traffico urbano. Nè tantomeno al progetto di ciclo-pedonalizzazione della cittadella universitaria. E’ quasi un luogo comune (ormai) l’analisi economica che ha evidenziato una ridotta propensione al consumo dovuta essenzialmente ad una riduzione del potere di acquisto di una sempre più rilevante quota di cittadini. Ed è evidente, altresì, che l’impatto dei centri commerciali abbia creato una polarizzazione dei consumatori mettendo fortemente in crisi il modello di attività commerciale diffusa. Peraltro noi siamo fortemente contrari a nuovi centri commerciali che implicano l’uso dell’auto e quindi un aggravio dell’inquinamento. E siamo con i commercianti nella difesa dei negozi del centro e ‘di prossimità’ in genere perché mantengono vive le strade e perché sono accessibili piedi o in bici.All’ASCOM chiediamo un po’ di coerenza: è da sempre contraria ad ogni misura di limitazione del traffico veicolare, ma non trova mai nulla da dire sui comportamenti incivili ben evidenti in città: mezzi in doppia fila, parcheggiati sui marciapiedi, sulle strisce, e molto altro. Tutti comportamenti che danneggiano tutti, compresi i loro stessi clienti!
E’ altrettanto chiaro che il ‘degrado’ (percepito o reale) non si combatte producendo ulteriore inquinamento, ma con scelte politiche che abbiano cura del territorio esaltandone la vocazione e con presidi e forme di controllo che non possono essere affidate al ‘rondismo’ di turno. Il degrado e la sicurezza devono essere affrontati dai soggetti preposti (forze dell’ordine e polizia municipale) in base alle norme vigenti e ai principi costituzionali. Non crediamo ad una idea di città militarizzata, in cui ogni gruppo sociale o categoria faccia da sé. Le insicurezze e le paure si combattono se vince una idea forte di appartenenza alla comunità, se si riscopre il senso civico che ha connotato (ed è ancora oggi un elemento di identità) la storia di Bologna, se le strade sono vive e vissute. E non sono certo auto e moto assordanti a renderle tali.Occorre agire sul fronte delle proposte culturali – l’estate in città può dare un segno importante in questa direzione – che privilegino i momenti di aggregazione con iniziative non episodiche ed utilizzando l’ampio ventaglio di conoscenza e cultura di questa città -musica, cinema, teatro, letteratura-. Ma ci sia anche la giusta attenzione alla vita dei residenti affermando il diritto al silenzio, al riposo, senza la nevrosi di riempire le giornate di eventi o perlomeno di eventi che producano troppo rumore.
Ma ancora di più rivendichiamo il diritto alla salute avversando l’inquinamento acustico ed atmosferico non solo nel centro, ma anche nelle periferie. Si parla molto di sicurezza, ma declinata sempre e solo sui temi della criminalità, dell’immigrazione, del ’diverso’; ogni anno a Bologna dalle 20 alle 40 persone perdono la vita in sinistri stradali e duemila vengono ferite; centinaia di persone, secondo l’OMS, muoiono solo per le polveri sottili. Non è insicurezza anche questa? Meno traffico significa meno smog e meno rumore. Inoltre, la riduzione del traffico beneficia i residenti che avranno qualche possibilità in più di parcheggiare. Ci sembra che abbiano molto da guadagnare. D’altra parte le ragioni per cui il traffico dovrebbe contrastare il degrado ci paiono incomprensibili: fino ad ora il traffico c’è stato, ma i residenti si lamentavano del degrado ugualmente!Per questo pensiamo che il progetto di ciclo- pedonalizzazione del centro debba fungere da volano per le realtà periferiche, coinvolgendo tutti i cittadini, puntando sul loro protagonismo. Non abbiamo risparmiato critiche alla Amministrazione comunale quando non abbiamo condiviso le scelte (ad esempio nel campo del guazzabuglio di sistemi di trasporto che va predisponendo) o quando le scelte ci sembrano contrassegnate da troppo timidezze, ondeggiamenti o arretramenti che tradiscono il mandato amministrativo. Ma esprimiamo apprezzamento per la scelta fatta dal Quartiere San Vitale (cui non abbiamo fatto mancare il nostro appoggio nella costruzione di questo progetto) e il lavoro di cucitura e dialogo con i cittadini, anche con chi esprime disagio ed avversità al progetto. E lo stesso apprezzamento vogliamo esprimere agli amministratori del Quartiere San Donato che hanno messo in cantiere il progetto ’bella Fuori’ della Fondazione del Monte, condiviso dal Comune di Bologna, un progetto di riqualificazione di un’area di circa 23.000 mq compresa tra la Via San Donato, Via Salvini, Via della Villa e Via Piana (un’area fortemente compromessa dal punto di vista ambientale) con l’obiettivo di rendere fruibili 8.000 mq di spazi verdi, di realizzare zone 30 km/h e di pedonalizzare un tratto di Via Garavaglia.
Non solo centro storico. Bologna deve riportare len proprie periferie al centro!!!