Dopo un mese e mezzo di incontri, una domanda al Sindaco: le scelte tecniche proposte, l’impegno economico, i tempi contingentati del dibattito sono certamente quelli che vanno a vantaggio di Società Autostrade. Sono anche quelli utili alla città?
Il Passante di Mezzo è l’opera più rilevante che la città metropolitana potrebbe vedere nei prossimi decenni dal punto di vista economico, degli effetti urbanistico-ambientali e probabilmente per le conseguenze sulla mobilità.
Rispetto a questa rilevanza il percorso avviato per coinvolgere la città risulta assolutamente inadatto nei modi, nei tempi a disposizione e, soprattutto, nei margini veri di scelta che Società Autostrade ha imposto. Con un ruolo della politica che pare piuttosto subalterno rispetto al protagonismo del soggetto privato.
Questo a cominciare dalle risorse messe in gioco. Chiediamo infatti al Sindaco, perché dei 1300 milioni previsti per l’adeguamento del nodo di Bologna originariamente solo 600 risultano oggi a disposizione della città, con le rimanenti parti che rimarrebbero a disposizione di Società Autostrade. E’ chiaro che già questo vincolo da solo riduce drasticamente i margini di scelta rispetto ad altre soluzioni strategiche, come l’interramento o la realizzazione di ulteriori tratti coperti. Un’abdicazione grave da parte del sistema politico territoriale.
Rispetto poi al percorso partecipato, una decisione così rilevante non può essere sostenuta da un confronto ridotto a soli due mesi effettivi, in cui gran parte dei partecipanti hanno trovato ben poco della democrazia raccontata inizialmente, e in cui le articolazioni democratiche locali sono rimaste in secondo piano, delegando il racconto del futuro di Bologna alla visione della Società Autostrade. Non vorremmo che i motivi della fretta fossero legati all’entrata in vigore nel 2018 delle nuove disposizioni sugli appalti in house da parte dei concessionari autostradali, che ridurrebbero i margini della Società privata.
Sarebbe inoltre opportuno sapere se le molte domande e richieste emerse nel corso dei confronti troveranno risposte in questa fase, o si avranno solo a giochi fatti, una volta che il progetto passerà al Ministero.
Chiediamo come mai Sindaco e città Metropolitana non siano arrivati ai tavoli di confronto prima di tutto con un’idea strategica di città e della sua mobilità connettiva su cui chiedere ad Autostrade di uniformarsi. Appare piuttosto il contrario: la città sembra dover rincorrere le proposte dell’azienda senza veri confronti tra alternative.
Questa grande opera non è stata inserita nel quadro del PUMS (il piano urbano della mobilità sostenibile ancora solo accennato) e nemmeno si è trovato sui tavoli di discussione una contestuale idea di riassetto della mobilità e i piani di investimento per le altre parti della mobilità bolognese.
Ci chiediamo inoltre perché non sia stata presa in considerazione dall’Amministrazione, come avevamo chiesto tempo fa, la possibilità di un apposito sovrapedaggio per i transiti nel nodo bolognese a vantaggio della mobilità sostenibile, in particolare quella su ferro anche a favore del trasporto di merci, e della riduzione dell’inquinamento (un aumento di 10 cent comporterebbe qualche milione all’anno).
Insomma, per usare una metafora, il percorso partecipato a cui la città è chiamata serve solo per decidere il “colore e gli accessori della casa”, non “com’è fatta, quante stanze ha” ecc. E, soprattutto, a gestire il percorso è chi farà l’intervento che ha già deciso quanti soldi ci sono.
Chiediamo quindi che, per giungere ad una scelta in grado di garantire veramente i massimi benefici alla città, si riveda l’accordo blindato dell’aprile scorso tra Ministero -Regione ER – Società Autostrade, al fine di mettere nelle condizioni di valutare appieno tutte le ipotesi progettuali, con risorse economiche adeguate per attuarle, e tempi sufficienti ad una partecipazione democratica e consapevole.