Basta con la politica dei due tempi per cui il trasporto pubblico arriva sempre dopo le opere auto-stradali.
I dati di ARPA relativi al 2017 sulla presenza di inquinanti nella nostra regione parlano chiaro, anche per la città di Bologna e la sua area metropolitana: siamo sempre in mezzo al guado, immersi nelle polveri sottili ed affatto liberati da altri inquinanti nocivi poiché si sono spesso sforati i limiti giornalieri a scapito della salute collettiva (gli allarmi dell’OMS non sono una nostra invenzione) e restando per questo sempre nell’orbita di sanzioni europee.
Negli ultimi anni non si sono rilevate inversioni di tendenza significative nei livelli di inquinamento ed è bene sottolinearlo nella fase in cui è aperto un processo partecipativo attorno al Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, piano ambizioso e quanto mai necessario, visti anche i cambiamenti climatici i cui effetti sono sempre più sotto gli occhi di tutti.
E’ bene, però, a proposito di PUMS, mettere in chiaro alcuni aspetti che denotano il permanere di uno scarto troppo rilevante tra affermazioni di principio dell’amministrazione ed azioni ad esse correlabili: se sottoscriviamo infatti in pieno gli obiettivi legati alla mobilità (che prevedono una sensibile diminuzione delle emissioni di CO2 in un arco di tempo molto breve perchè il 2020 è già domani), siamo però critici su alcune scelte infrastrutturali che sono in fase di progettazione e per una delle quali, il Passante di Bologna, si è messa la sordina.
Dopo un ventennale ritardo, viene finalmente posto come prioritario il traguardo del completamento del sistema ferroviario metropolitano, come abbiamo chiesto in tante occasioni in questi anni; ma non basta, perché i recentissimi investimenti sui treni in gran parte andranno a sostituire le vecchie vetture; su questo aspetto occorre essere precisi ed onesti con la cittadinanza: dal PUMS debbono scaturire maggiori investimenti ed impegni stringenti a far transitare più corse, soprattutto negli orari di punta per creare effettivamente un’alternativa all’uso dell’auto.
L’altro punto. Mentre il Piano punta su ferro, bicicletta, mezzi pubblici, si prevede, in evidente contraddizione rispetto agli obiettivi del PUMS, di allargare di almeno altre 4 corsie l’asse tangenziale-autostrada: ciò come frutto di un finanziamento della Società Autostrade nel quadro di un suo progetto sottoposto ad un percorso partecipato a soluzione praticamente precostituita.
Si sta così passando dal giusto abbandono dopo vent’anni del più oneroso progetto di Passante Nord, al rapido varo di una realizzazione che porterà all’ampliamento dell’asse, molto vicino in più zone alle abitazioni, e che finirà per attrarre altro traffico su gomma.
Ciò senza prendere in esame altre soluzioni progettuali avanzate e senza compiere, in un lasso di tempo adeguato, quelle rilevazioni e valutazioni legate anche agli effetti del completamento dimensionato di alcune arterie stradali che possono costituire un’alternativa al percorso in tangenziale e, ancora, senza intervenire sul traffico di mezzi pesanti che attanaglia questo tratto autostradale, così come le altre infrastrutture della nostra regione: anche in questo caso, lo affermiamo da tempo, occorre una coraggiosa cura del ferro!
Per quanto riguarda il traffico nel centro storico e nell’area urbana: le pedonalizzazioni, a partire dai T-days, le ZTL vanno mantenute ed anche estese, così come le restrizioni al traffico dei mezzi motorizzati privati, per più tempo e senza deroghe, nei periodi di maggior inquinamento: siamo convinti che gli acquisti in centro non si facciano con l’auto al seguito e che occorra creare altre corsie preferenziali razionalizzando le corse in favore dei mezzi pubblici.
A meno 2 anni dal 2020 chiediamo all’amministrazione scelte coerenti ed accelerazioni per risanare l’aria dell’area metropolitana e centrare nei fatti gli obiettivi di mobilità sostenibile.